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sabato 27 dicembre 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​La disinformazione climatica veicolata dai media

di Adolfo Santoro - sabato 27 dicembre 2025 ore 08:00

Mentre sono sotto gli occhi di tutti gli effetti nella quotidianità del riscaldamento climatico, i mezzi d’informazione, che dovrebbero essere i cani da guardia contro l’abuso di potere, sono addomesticati e asserviti. Ecco, allora, la necessità di un aggiornamento sugli effetti e le evidenze – osservati e registrati durante il 2025 – relativi alla disinformazione climatica secondo i principali rapporti, analisi e iniziative emerse quest’anno.

Che cosa rileva il quadro del 2025?

1) È in forte crescita la disinformazione online, che è diventata anche più coordinata.

2) I media tradizionali sono coinvolti in casi significativi di contenuti fuorvianti.

3) La fiducia pubblica tende a diminuire verso istituzioni scientifiche e politiche, in particolare quelle che fanno capo all’ONU.

4) Le false narrazioni influenzano ritardi e polarizzazione dell’azione politica internazionale rispetto ad iniziative globali e agli impegni istituzionali.

Un rapporto dell’International Panel on the Information Environment (IPIE) ha evidenziato che la disinformazione climatica non solo ostacola l’azione climatica urgente, ma è diventata strategica, con tattiche sofisticate come attacchi contro le soluzioni (non solo attraverso la negazione del clima), uso di bot (programmati per diffondere messaggi di propaganda nei social media), troll (utenti che pubblicano deliberatamente commenti provocatori, irritanti, offensivi o fuori tema per generare caos, litigi, polemiche o reazioni emotive negative, disturbando le normali conversazioni e cercando attenzione) e media conservatori che attuano uno specifico programma atto ad ostacolare le iniziative globali e locali di limitazione delle fonti energetiche fossili. L’effetto cumulativo di narrazioni false rallenta le politiche climatiche globali e indebolisce la fiducia pubblica e istituzionale: sono svalutate soluzioni (ad esempio, si attribuiscono blackout o danni ai sistemi di energia rinnovabile senza fondamento scientifico), mentre sono organizzate campagne mirate di disinformazione contro leader politici, funzionari e istituzioni; secondo il su citato rapporto e secondo The Guardian, questa dinamica sistematica potrebbe rendere irraggiungibili gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e aumentare i rischi per la sicurezza e la salute pubblica; ne conseguono l’erosione della fiducia nella scienza e in alcune istituzioni come l’ONU e l’amplificazione di narrative polarizzanti: paesi e gruppi politici hanno cavalcato o sfruttato contenuti fuorvianti per indebolire il sostegno pubblico alle politiche climatiche.

Un’analisi più dettagliata mostra che

a) il Rapporto (ancora in fase di pubblicazione definitiva) su climate disinformation nei media mainstream (QuotaClimat & Data For Good) ha mappato la disinformazione climatica nei media in Francia e in Brasile: tra gennaio e agosto 2025, quasi 529 casi di disinformazione climatica sono stati identificati nei media principali, con narrazioni false o fuorvianti sui cambiamenti climatici e sulle soluzioni adottate a livello globale — incluso il ruolo delle energie rinnovabili e delle politiche di mitigazione; questo tipo di analisi è importante perché mostra che la disinformazione non è solo sui social network, ma anche nei canali tradizionali di informazione, dove si presumerebbe maggiore affidabilità;

b) uno studio specifico sulla disinformazione nei media francofoni (Q1 2025) ha identificato, in una prima fase del progetto, 128 casi di informazioni climatiche fuorvianti nei primi tre mesi del 2025, equivalenti a circa 10 casi a settimana, su 19 emittenti tra TV e radio; i casi riguardavano la disinformazione su energie rinnovabili (veniva affermato, senza basi, che sono inefficaci o peggiori dei combustibili fossili), false narrazioni sui veicoli elettrici e tattiche mediatiche che insinuano dubbio o minimizzano la necessità di politiche climatiche efficaci; questa analisi conferma ii dato del precedente Rapporto: la disinformazione si inserisce anche nei contenuti mainstream, non soltanto nel flusso social;

c) l’analisi di piattaforme social mostra che le attività di account inautentici nei discorsi sul clima sono aumentate notevolmente, con una maggiore coordinazione e una maggiore consultazione da parte degli utenti rispetto all’anno precedente; questo fenomeno inganna gli algoritmi e amplifica contenuti fuorvianti: un’analisi di Cyabra ha mostrato che tra ottobre 2024 e ottobre 2025 la percentuale di account falsi nei discorsi online sul clima è salita dal 17% al 21%; la consultazione di questi account è aumentato di oltre il 119%:ne consegue l’aumento dell’influenza delle reti false sulle conversazioni pubbliche; ciò dimostra anche che la disinformazione non è statica, ma forma reti sempre più coordinate e influenti online, con impatti sul dibattito pubblico e sulla percezione del problema.

L’ONU ora vede la disinformazione come un ostacolo sistemico all’azione climatica, degno di crescente attenzione internazionale.

Prima della COP30, che si è tenuta a Belèm in Brasile, è stato rilevato un aumento significativo della disinformazione relativa alla conferenza stessa: ad esempio, tra luglio e settembre 2025, la disinformazione sulla COP30 è salita del +267%, con migliaia di post associati a parole come fallimento, catastrofe o scherzo; questo fenomeno non solo confondeva il pubblico, ma ha contribuito a minare la percezione di credibilità degli sforzi globali. Nel 2025 più di 400 organizzazioni scientifiche, ambientaliste e sociali hanno lanciato appelli ufficiali ai partecipanti della COP30 chiedendo azioni immediate e vincolanti contro la diffusione della disinformazione climatica, misure per salvaguardare l’integrità dell’informazione climatica nei social media e nei media tradizionali, politiche che contrastino campagne coordinate di false narrazioni finanziate da grandi aziende legate ai combustibili fossili. Per la prima volta nella storia delle conferenze ONU sul clima, il tema della disinformazione climatica è stato incluso ufficialmente nell’agenda negoziale: i Paesi firmatari hanno adottato una Dichiarazione sull’integrità dell’informazione climatica, impegnandosi a promuovere l’accuratezza dell’informazione scientifica, a proteggere la libertà di espressione combattendo false narrative deliberatamente fuorvianti, supportando i media indipendenti e l’alfabetizzazione su clima e informazione.

L’ONU, inoltre, attraverso il Global Initiative for Information Integrity on Climate Change, continua a mobilitare risorse e collaborazioni per combattere la disinformazione, con l’obiettivo di rafforzare fiducia e trasparenza nelle informazioni sul clima.

Al di là dell’ONU, uno studio ha trovato che anche ambienti ritenuti più affidabili (come LinkedIn) stanno veicolando narrazioni ingannevoli sul clima, indicando che non esiste luogo immunizzato dalla disinformazione digitale.

Altri studi si sono posti l’obiettivo di comprendere come contrastare la disinformazione sui social ed hanno trovato soluzioni come campagne di alfabetizzazione mediatica (media literacy), informazione correttiva tempestiva, interventi educativi mirati agli utenti di social network. L’alfabetizzazione mediatica dovrebbe essere un obiettivo educativo fondamentale di scuole e famiglie, che difenda non solo dalla disinformazione riguardo al clima, ma soprattutto da tutte le manipolazioni di social e media che agiscono, attraverso propaganda e pubblicità, sulle menti in formazione. È perciò auspicabile che la scuola i assuma le proprie responsabilità nello specifico.

La prossima settimana cercherò di approfondire le tecniche di disinformazione nella disinformazione climatica.

Adolfo Santoro

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