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Attualità mercoledì 20 gennaio 2021 ore 10:45

Biblioteca nazionale, la mobilitazione continua

manifestazione degli attivisti
Gli attivisti in una manifestazione dei mesi scorsi

Gli attivisti toscani dell'associazione 'Mi Riconosci' scendono in campo chiedendo misure urgenti e non provvedimenti tampone ma strutturali



LUCCA — "Misure urgenti che sventino la chiusura della Biblioteca statale di Lucca, la quale arrecherebbe un danno incommensurabile alla città, privandola di un luogo non solo di studio e ricerca ma anche d’incontro, di cura della memoria e della storia locale, di conservazione del ricco patrimonio di opere che vi si raccolgono": a invocarle è il gruppo di attivisti toscani dell'associazione Mi Riconosci, mobilitati dopo la notizia della volontà di chiudere il polo culturale a causa di carenza di personale.

La mobilitazione è scattata nei giorni scorsi, non appena si è diffusa l'ipotesi di chiusura, coinvolgendo le associazioni che hanno dato vita a una petizione e il Comune di Lucca che ha annunciato di volersi attivare presto il ministero. E adesso anche Mi Riconosci domanda alle istituzioni "di evitare soluzioni tappabuchi che facciano uso di lavoro gratuito: la Biblioteca Statale, l’utenza e Lucca meritano attenzione e rispetto", scrivono in una nota.

"Come spesso accade - ricostruiscono gli attivisti - non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Già all’inizio di settembre 2019 i servizi della biblioteca, in cui si conservano opere inestimabili come il Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen miniato del XIII secolo, erano stati drasticamente tagliati: a causa di pensionamenti e mancati turnover, il personale si era infatti ridotto a 12 unità rispetto alle 20-22 previste in organico, per poi passare a 9 nel marzo 2020. Da allora, in quasi un anno, niente è successo per alleviare la gravità della situazione che è andata peggiorando, al punto che dal prossimo aprile rimarranno soltanto tre persone".

“Il caso di Lucca purtroppo è l’ultimo di un triste elenco di luoghi culturali che, già in drammatico affanno prima della pandemia, dopo il lockdown si sono ritrovati in una situazione analoga per le stesse ragioni", spiega Vincenzo Sorrentino, storico dell’arte e attivista dell’associazione.


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