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Attualità martedì 10 agosto 2021 ore 11:39

Dagli scavi emergono antiche sepolture

Gli scavi archeologici a Badia Pozzeveri
Gli scavi archeologici a Badia Pozzeveri

Con la ripresa degli scavi archeologici a Badia Pozzeveri sono state scoperte e portate alla luce delle sepolture risalenti all'undicesimo secolo



ALTOPASCIO — Dopo un anno di stop a causa del Covid, lo scavo archeologico di Badia Pozzeveri torna a popolarsi di studiosi e visitatori. La ripresa delle attività di scavo nel sito ai piedi dell’antica abbazia camaldolese, ha permesso di portare alla luce delle sepolture risalenti all'undicesimo secolo. Lo annuncia in una nota il Comune di Altopascio, che insieme alla divisione di paleopatologia dell’Università di Pisa e sotto la direzione scientifica del dottor Antonio Fornaciari, ha organizzato lo scavo su concessione ministeriale.

Non solo. L'area torna anche ad ospitare gli studenti del master di primo livello in antropologia scheletrica, forense e paleopatologia, promosso dalle università di Bologna, Milano e Pisa. E sabato 14 Agosto, oltre agli allievi provenienti da ogni parte d’Italia, questo angolo di Altopascio si popolerà anche di visitatoti. Per la serata, infatti, è previsto un doppio evento (dalle 21,15), promosso dall’amministrazione comunale: le visite guidate agli scavi, con gli archeologi che condurranno le persone alla scoperta del sito, e l’iniziativa Fame di Storie, banchetto per bambini organizzato con la Fondazione Toscana Spettacolo. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero, ma per prendere parte alle visite guidate è necessario esibire il Green pass

“L’ultima volta che avevamo organizzato lo scavo era il 2019 - spiega il dottor Antonio Fornaciari -. Poi l’anno scorso ci siamo dovuti fermare e quest’anno abbiamo ripreso con grande entusiasmo. Lo scavo si sta concentrando sempre nella zona frontale dell’Abbazia, ma siamo scesi ancora più in profondità rispetto a due anni fa. Questo ci ha consentito di trovare le sepolture dell’XI secolo, precedenti quindi all’Abbazia stessa, probabilmente risalenti all’insediamento di età romanica”.

“Questo scavo- commentano il sindaco Sara D’Ambrosio e l’assessore alla cultura e al turismo, Martina Cagliari - rappresenta un patrimonio unico. La nostra volontà è di valorizzare quest’area in modo permanente: lo abbiamo fatto negli anni passati con le iniziative e con l’apertura della foresteria della Francigena, continuiamo a farlo proponendo nuovamente appuntamenti aperti al pubblico. L’obiettivo è valorizzare e far conoscere i resti emersi in tutti questi anni di scavi, anche attraverso pannelli informativi, e arrivare poi, attraverso la partecipazione a bandi e richieste di contributo, alla completa riqualificazione dell’area, con il restauro dell’antica Abbazia. Non è semplice, perché servono molte risorse, ma ci stiamo lavorando”.

"Il sito archeologico  - sottoliea il Comune- ha rivelato negli anni una storia molto complessa: alle tracce di un villaggio altomedievale si succedono nell’XI secolo i resti di un complesso religioso incentrato su una canonica che si trasforma agli inizi del 1100 in una grande abbazia camaldolese. Grazie alla continuità dell’uso cimiteriale dell’area circostante la chiesa di San Pietro, è stato possibile acquisire un campione scheletrico notevolissimo, che senza soluzione di continuità spazia dall’XI al XIX secolo, un caso più unico che raro a livello europeo".


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