Alica, un passato che le frane non cancelleranno
di Mario Mannucci - lunedì 09 febbraio 2015 ore 16:51
Tra frane e morti 'misteriosi', Alica si è ormai abituata agli onori della cronaca. Dei quali, soprattutto per le frane, farebbe volentieri a meno. Ma agli onori della storia, Alica c'è da sempre, o quantomeno da milletrecento anni, da quando i Longobardi vi costruirono il castello in difesa, come molti altri, dei nemici bizantini che comandavano di là dagli appennini.
Quel castello c'è ancora, come dicono anche le guide turistiche, pur se attraverso vari passaggi è diventato un residence, una delle tante e prestigiose dimore turistico residenziali ricavate da manieri e palazzi patrizi così, e per fortuna, numerosi in Toscana e in Valdera. Alica mostra già da due decenni i primi interventi anti frane - grandi ''punturoni' di cemento sparati nei muri che dal borgo montano verso la chiesa e il castello - e ora si sta riempiendo di sonde e misuratori interrati, nuove fognature e nuovi accorgimenti idraulici per evitare che le crepe rilevate recentemente in alcune case non diventino rovinose, tanto da far temere anche per Alica un futuro da...Toiano, il paese semideserto ormai da decenni.
Ad Alica, nome di origine romana che indica una specialità di grano (ma poi diventerà famoso anche il tabacco alichese, coltivazione però dismessa da un paio d'anni) abita ora una sessantina di persone, il doppio rispetto a un ventennio fa, il periodo di maggiore spopolamento, ma più o meno un terzo degli abitanti di mezzo secolo or sono.
Diverse cantine ex ipogei, alcuni reperti e la strada dell'impietrato che porta sulla collina verso villa Saletta e Palaia, indicano frequentazioni anche etrusche (tanto che un simpatico film che rappresenta un funerale etrusco fu girato proprio ad Alica dal gruppo archeologico Tectiana) mentre la storia documentata comincia con la costruzione del castello prima del Mille e si evolve con la dominazione pisana attraverso la famiglia dei Gambacorti, il cui palazzo di città e tuttora la sede del comune.
L'eredità Gambacorti andò alla Certosa di Calci e alle sue 'succursali' di Montecchio e Alica, per cui iniziò una seconda vita del castello alichese che diventò un convento difeso da armati. Ma nel XV secolo la Valdera intera passò a Firenze che la presidiò con la grande famiglia medicea dei Riccardi (che poi acquistarono palazzo Medici a Firenze, tanto che i due cognomi sono ora appaiati) e Alica visse un altro periodo molto importante, quasi da capitale della Valdera.
Ai Riccardi subentrarono famiglie legate ai Granduchi Lorenesi e al momento dell'unità d'Italia si svolse nel borgo una sommossa popolare, ma guidata dai 'signori' del castello-fattoria, contro la famiglia degli Agostini, tuttora presente, che erano per l'Italia unita sotto i Savoia. Una ventina d'anni fa, in occasione del restauro della chiesa, furono scoperte centinaia e centinaia di morti sotto la cappella della Compagnia, e la cosa fece scalpore provocando discussioni, mentre ora la notorietà viene dai rischi di frane. Causate anche dalla composizione geologica della collina.
Ma Alica, ne è sicuro un orgoglioso alichese come chi scrive, non diventerà Toiano. La sua posizione, molto più vicina alla Valdera di pianura - dista meno di 10 chilometri da Pontedera e 2 chilometri da Forcoli - sono infatti una garanzia anche di un futuro oltre che di un grande passato.
Mario Mannucci