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Edda e Ada, doppio intervento di protesi

Le due donne, entrambe di Altopascio, sono state sottoposte a delle delicate operazioni chirurgiche al San Luca dall'equipe del dottor Gallacci

Da sinistra: la signora Edda Natalini, il dottor Andrea Gallacci e la signora Ada Ulivieri

E’ la storia di Ada Ulivieri e Edda Natalini, due donne di Altopascio entrambe operate nei giorni scorsi dal direttore dell’ortopedia dell'ospedale San Luca Andrea Gallacci e dalla sua equipe in un doppio e delicato intervento di protesi.

Ada era stata operata sei anni fa all'anca destra. A causa di un'artrosi e di una evidente differenza di lunghezza degli arti, aveva da tempo forti dolori. Al San Luca le è stata impiantata una protesi all'anca sinistra per riequilibrare la lunghezza.

Edda è stata sottoposta a un intervento di protesizzazione più complesso, per la presenza di una grave deformità bilaterale agli arti.

Le due donne ringraziano pubblicamente il primario di ortopedia e la sua equipe. “Nel primo caso – ha commentato il dottor Gallacci - la questione più difficile da risolvere era legata ad una notevole differenza di lunghezza tra i due arti inferiori. Nel programma pre-operatorio, che viene fatto ogni volta e che consente di programmare al meglio la posizione della protesi, abbiamo stabilito in maniera precisa la lunghezza necessaria per riequilibrare gli arti e nell’intervento non abbiamo fatto altro che eseguire in maniera precisa quanto previsto in fase pre-operatoria. Nel caso della signora Edda, la quale presentava una deformità davvero importante che aveva seriamente compromesso la sua mobilità, abbiamo effettuato un intervento di protesizzazione e di ‘correzione degli assi’, possibile anche qui grazie alla pianificazione con un programma pre-operatorio definito, all’allestimento di mascherine pre-formate ed all’utilizzo di una chirurgia protesica di alta precisione eseguita con l’ausilio di computer (computer assistita). Un navigatore guida la mano del chirurgo, che può così allineare in maniera perfetta le componenti protesiche da impiantare. L'utilizzo di questa tecnica permette tra l’altro di non praticare fori nelle ossa, come invece avviene con la metodica tradizionale, e quindi la perdita di sangue è minima".

“Grazie alle innovazioni e ai miglioramenti di carattere organizzativo apportati al percorso di cura – conclude il dottor Gallacci – riusciamo inoltre a contenere i tempi d’attesa per le protesi. Ad un giorno dall’intervento il paziente può inoltre già rincamminare e dopo 5 giorni ritorna a casa. Nei casi in cui è possibile, impiantiamo protesi mini che permettono di effettuare incisioni altrettanto mini, aspetto importante soprattutto se si considera che i pazienti che si sottopongono a questo tipo di operazione sono di età media sempre più bassa".