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Attualità giovedì 02 febbraio 2017 ore 10:25

"Il parricida Pierre Rivière" al teatro Colombo

Sabato 4 febbraio, arriva l’atteso spettacolo tratto da un libro di Michel Foucault e portato in scena da una produzione italo-svizzera



VALDOTTAVO — La stagione indipendente del Teatro Colombo prosegue dopo un gennaio intenso di fuori cartellone interessantissimi e sabato 4 febbraio alle 21.15, ospiterà un interessante allestimento di matrice internazionale dal titolo più che eloquente: Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello… 

In scena, l’attore e poeta svizzero Daniele Bernardi si cala nei panni di un giovane omicida francese, protagonista di un incredibile caso delittuoso realmente avvenuto quasi due secoli fa. Ad accompagnarlo, la voce, la chitarra elettrica e la ghironda di Igor Vazzaz, cantautore, per un’originalissima miscela di suoni, musiche e canzoni.

 Francia, 1835. Pierre Rivière, contadino normanno appena ventenne, uccide parte della propria famiglia e si dà alla fuga. Catturato trenta giorni dopo, sorprende gli inquirenti redigendo di propria mano un memoriale in cui narra il matrimonio dei genitori, la propria vita e l’intima natura del delitto. 

Nel 1973, il filosofo Michel Foucault riporta alla luce l’intera vicenda, pubblicando i relativi materiali d’archivio (referti medici, testimonianze, brani di cronaca) uniti alla stupefacente, bellissima confessione. Ne nasce un autentico caso culturale: il libro viene pubblicato in Italia nel 1976 e, nello stesso anno, un film firmato da René Allio è ambientato nelle terre in cui si erano consumati i fatti. Bernardi rivive, nel proprio corpo e con la propria voce, le vicissitudini di Rivière, in un abbacinante confronto con le tematiche, sempre attuali, del crimine e della follia. 

Lo fa assemblando una scrittura di scena che comprende interpretazione, partitura gestuale e una ruvida colonna sonora elettro-acustica, eseguita dal vivo, in cui sono fatte coagulare le reali parole del parricida con quelle di altre voci, lontane nello spazio e nel tempo: da François Villon a Bob Dylan, da Nick Cave ad Allen Ginsberg. Ne risulta una stringente riflessione sulla fragilità di qualsiasi visione progressiva dell’agire umano, e sulla sostanziale vacuità, dinanzi alla “moralità” del crimine, delle ordinarie categorie interpretative cui si affida, solitamente, la nostra comprensione del mondo. 

"Il racconto è un crescendo di emozioni. Senza struggimenti di maniera. Se non nell’atrocità della sequenza dei fatti e nella logica di una colpa riconosciuta. […] Quello di Daniele Bernardi è un pregevole atto di coraggio, con un’esecuzione attenta e seduttiva" 


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