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Cultura mercoledì 03 giugno 2015 ore 14:29

Conoscere ad amare l'Italia con il Fai

Prosegue il viaggio della mostra attraverso le fotografie di Renato Bazzoni che ripercorre le tappe del suo impegno per la tutela dell'ambiente



LUCCA — Dopo il successo del primo allestimento alla Cavallerizza di Milano, sede operativa del Fai – Fondo ambiente Italiano, da sabato 20 giugno a domenica 19 luglio la mostra arriva al Teatrino di Vetriano, bene del Fai a Vetriano di Pescaglia.

L’ottocentesco Teatrino è il teatro storico pubblico più piccolo del mondo accreditato nel 1997 nel Guinness dei Primati e rappresenta un esempio concreto del pensiero di Renato Bazzoni: l’architetto pensava che il Fai avrebbe dovuto acquisire non solo beni di straordinario valore storico-artistico, ma anche beni minori, come autentiche testimonianze di cultura popolare, espressioni genuine della civiltà contadina delle nostre terre.

Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Renato Bazzoni progettò edifici industriali e alberghieri, abitazioni e ospedali ma la sua passione fu da sempre l’architettura rurale – “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” come amava definirla – che lo portò in giro per l’Italia alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo. In questo viaggio nell’Italia minore Bazzoni si affida alla sua macchina fotografica per registrare, descrivere e interpretare le grandi trasformazioni del Paese, quando da agricolo divenne industriale e postindustriale.

Curata da Alberto Saibene, la mostra è divisa in sei sezioni – a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini fotografiche – e comprende circa 300 scatti, parte di un immenso corpus donato al FAI dalla signora Bazzoni.

La prima sezione è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Renato Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia minuta e produttiva – dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca. Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club: il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. 

 La terza invece affronta il tema del fragile habitat di Venezia e della “bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata. Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni: Nel solco di Romolo: leggere il territorio, che propone la lettura della storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni è “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono”, e I caratteri della Toscana rurale, in cui le foto dell’architetto indagano i caratteri originali del paesaggio toscano – le colline del Chianti, i casolari di pietra, i centri storici in via di spopolamento negli anni Sessanta e Settanta – lavorato dall’uomo in un’opera che dura nei secoli.

A completare la mostra due dossier di documenti sull’attività professionale e sull’impegno nelle associazioni (Italia nostra, Fai) di cui è stato dirigente e fondatore.

Durante la mostra il Fai promuove l’iniziativa “Tu, come la vedi?” per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Sarà infatti possibile inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata affinché la mostra sia aperta a tutti. A tutte le persone che vogliono combattere il degrado, che si indignano e che riconoscono l’importanza della bellezza. Le persone che Bazzoni definiva “italiani vivi”. Le foto andranno inviate specificando L’Italia che amo per gli scatti che emozionano positivamente o L’Italia che non vorrei vedere per tutti gli altri: il Fai le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.


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